La scoperta del più grande giacimento di terre rare d’Europa nel nord della Svezia è stata salutata come una vittoria per la transizione verde del Vecchio Continente, alleviando la dipendenza dell’Ue dalla Repubblica Popolare Cinese per le materie prime critiche.
Ma ostacoli significativi (aumento della capacità di raffinazione, burocrazia, proteste degli allevatori di renne) impediranno lo sfruttamento immediato delle miniere di Kiruna.
Pechino garantisce attualmente quasi il 98% della fornitura all’Unione Europea di terre rare necessarie alla produzione di tecnologie green, mentre la Russia resta fornitore chiave di metalli come palladio, titanio, platino e alluminio.
La scoperta della società mineraria svedese Lkab di un deposito di oltre 1 milione di tonnellate di ossidi di terre rare nel Circolo Polare Artico non può quindi concretizzarsi nell’immediata emancipazione europea dalla filiera produttiva cinese.