L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, l’Opec, riunitasi a Vienna, ha concordato di aumentare la produzione da luglio dopo che il suo leader de facto, l'Arabia Saudita, ha persuaso il rivale Iran a cooperare per ridurre il prezzo del greggio ed evitare una carenza di approvvigionamento.
Il gruppo ha concordato che l'Opec e i suoi alleati guidati dalla Russia dovrebbero aumentare la produzione di circa 1 milione di barili al giorno. In realtà l'incremento sarà inferiore - probabilmente 600 mila barili - visto che non tutti i paesi sono in grado di aumentare la produzione.
Negli ultimi anni i prezzi del greggio sono stati sulle montagne russe: scambiato sopra i 100 dollari al barile per diversi anni fino al 2014, sceso a quasi 26 dollari nel 2016, salvo poi recuperare a oltre 80 dollari il mese scorso.
Tra il 2017 e il 2018, poi, il calo della produzione in Venezuela e in Libia, nonché il rischio di una riduzione della produzione iraniana a seguito delle sanzioni statunitensi, hanno accresciuto le preoccupazioni sulle scorte disponibili.
Un'altra incertezza riguarda la crescente disputa tra gli Stati Uniti e i partner commerciali, che potrebbe colpire le esportazioni di petrolio dagli Usa verso la Cina. Il che avrà un peso. Saranno, infatti, proprio due economie orientali, quella cinese e indiana, a mantenere alta la domanda di petrolio nei prossimi anni. Mentre il resto del mondo sembra sempre più attratto dalle energie rinnovabili.