La domanda globale di petrolio dovrebbe aumentare del 25% da qui al 2040, quando raggiungerà il picco. La stima è dell'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) che vede un mondo spaccato in due. Da un lato, i paesi occidentali che stanno tentando di ridurre le emissioni nocive e decarbonizzare l’economia e, dall’altro, i paesi emergenti (in particolare Cina e India), che guideranno l’incremento della domanda mondiale di greggio trainata dai prodotti petrolchimici, dal trasporto su gomma e quello aereo.
Il 2040 indicato dalle previsioni dell’Agenzia è un anno che tiene conto della robusta crescita economica statunitense e delle modifiche alle politiche sull’energia attuate da Washington. La prima economia globale resta anche il primo produttore di petrolio al mondo e vedrà aumentare sensibilmente la produzione domestica fino al 2025, salvo poi cominciare a scendere. A quel punto, per compensare la diminuzione, sarà necessario un incremento da parte dei membri Opec. Il che appare piuttosto improbabile soprattutto dopo le rivelazioni dei giorni sulla possibile uscita dell'Arabia Saudita dall'Opec.
Tuttavia, anche qualora ciò avvenisse, probabilmente non sarebbe sufficiente per rispondere alla crescita della domanda delle economie emergenti. È per questo che la prospettiva più verosimile è quella di una crisi petrolifera.
Ma, tra quelli delineati dall’Iea, c’è anche uno scenario meno negativo. Se i governi adottassero misure per affrontare i cambiamenti climatici in linea con gli accordi di Parigi, la domanda globale di petrolio potrebbe raggiungere il picco nel 2020 anziché nel 2040. In questo caso sarebbe però necessaria una repentina (e alquanto improbabile) accelerazione da parte dei governi.