“Non escludo che Cina e India facciano prima di quanto annunciato”. A sostenerlo in un’intervista a Repubblica è Fatih Birol, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia. Il governo cinese, in particolare, si è impegnato a raggiungere la neutralità carbonica nel 2060 e il picco di emissioni di CO2 entro il 2030. Eppure, “io spero di vedere il picco delle emissioni cinesi ben prima della fine di questo decennio - spiega Birol -. La Cina sta facendo grandi passi nella direzione della decarbonizzazione: nel settore delle auto elettriche, nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica, nel nucleare. Tutte mosse per ridurre la CO2 rilasciata in atmosfera. Per questo non sarei sorpreso se vedessi diminuire le emissioni cinesi a ben prima del 2030.”
L’India, invece, si è data ufficialmente tempi più lunghi. “India e Cina sono Paesi simili in termini di popolazione e dimensioni geografiche, ma con grandi differenze se si guarda all’economia, alla distribuzione del reddito, al tipo di sviluppo industriale. Per tutti questi motivi l’India ha bisogno di più tempo affinché la sua economia diventi carbon neutral. Ma anche nel caso dell’India, mi aspetto che non dovremo attendere davvero il 2070 per vederle tagliare il traguardo net zero. Quel Paese sta facendo grandi progressi nello sviluppo di tecnologie legate all’idrogeno, al fotovoltaico e alle auto elettriche.”
Allargando l’orizzonte all’Europa, c’è poi il problema del forte aumento del costo dell’energia. È una conseguenza della transizione ecologica? “La verità è che stiamo assistendo a una ripresa non sostenibile: l’economia globale sta crescendo del 6%, il tasso più alto degli ultimi 50 anni, un boom che si regge tutto sui combustibili fossili. Oggi c’è abbastanza petrolio e gas: se i produttori si fossero comportati in modo responsabile non ci sarebbe stato alcun problema. Invece in Europa i prezzi del gas sono andati alle stelle. Il boom dei prezzi di petrolio e gas delle settimane scorse è stato artificiale e non ha niente a che vedere con la transizione ecologica.” Piuttosto si ricollega a ragioni geopolitiche e nel caso dell’Europa ai rapporti con Mosca.