La mossa di Washington per piegare il Cremlino: “Stop al petrolio russo”

Paradossi geopolitici ed economici. E per compensare la rottura con Mosca, il vecchio nemico (apparente) torna a essere rapidamente un amico

La mossa di Washington per piegare il Cremlino: “Stop al petrolio russo”
Nicolás Maduro Moros, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela dal 2013

Gli Usa sarebbero pronti a bandire le importazioni di petrolio russo. La speaker della Camera, Nancy Pelosi è favorevole, il testo è pronto, e il segretario di Stato, Antony Blinken ha ammesso che “siamo impegnati in discussioni molto attive” con gli europei, che in realtà sono coscienti di non poter attuare una sostituzione delle improtazioni energetiche dalla Russia in tempi brevi.

Ecco allora che Washington si trova a cambiare – a proposito di black list’ - in corsa l’elenco dei paesi nemici per fare a meno del petrolio russo e isolare Mosca. Dopo tre anni di rapporti azzerati, con’economia venezuelana strozzata dalle sanzioni statunitensi, Caracas potrebbe fornire più greggio agli Stati Uniti (l’export di oro nero verso la prima economia al mondo in realtà non si è mai fermato nonostante le sanzioni).

Il Cremlino prova ora a correre ai ripari, ma gli Usa hanno più carte da giocare. E anche Cuba potrebbe rientrare nell’elenco dei paesi con cui riallacciare il dialogo. Rappresentanti dell’amministrazione Biden sono intanto volati a Caracas per incontrare il presidente Nicolas Maduro, con l’obiettivo di separare il Paese latinoamericano dalla Russia, e fare del Venezuela un fornitore di petrolio per gli Stati Uniti, al posto di quello russo.

È la prima volta, dopo anni, che da Washington si muove una delegazione di alto livello, formata da membri del dipartimento di Stato e della Casa Bianca, per andare a Caracas e incontrare un presidente che, ad oggi, non è riconosciuto (come legittimo primo cittadino del paese dell’America latina) dagli Usa.

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