Negli anni ‘90 il nucleare ricopriva il 16% del fabbisogno energetico globale. Oggi è al 10%. E i costi del fotovoltaico sono scesi del 90%, ma non è accaduto con l’atomo.
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Per molti l’energia nucleare rappresenta ancora una possibile soluzione davanti alla drammatica situazione legata ai cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta e anche per ridurre la dipendenza energetica dei singoli paesi dall’estero (ma quella legata in generale alla materie prime, al di là di quelle energetiche, resterebbe in piedi, così come quella tecnologica).
Una soluzione in prospettiva potrebbe essere quella legata alla fusione nucleare ma si guarda oltre il 2060 per un suo possibile uso. Difficile quindi pensare oggi che l’uso di energia nucleare, anche con i reattori di quarta generazione, possa reggere il confronto con le energie rinnovabili che sono in continua crescita e disponibili a costi sempre più bassi.
“Nell’ultimo decennio del secolo scorso l’energia nucleare ricopriva il 16,5% del fabbisogno energetico mondiale. Oggi questa copertura è calata al 10,4%. La cosa che sorprende è che solitamente nell’applicazione di nuove tecnologie legate all'energia i costi calano nel tempo (ad esempio il fotovoltaico è diminuito del 90%) ma questo non è accaduto con il nucleare”. È l’opinione di Gian Battista Zorzoli, presidente dell’Associazione italiana economisti dell’energia.