Secondo uno studio del 2018 del Servizio statale ucraino di geologia e sottosuolo, il giacimento di litio di Shevchenko (nel Donetsk), contiene circa 13,8 milioni di tonnellate di minerali di litio, con un contenuto di ossido di litio puro fino a 207.000 tonnellate.
Il deposito è il più grande non soltanto in Ucraina, ma in tutta Europa. Oltre al litio, il campo contiene anche tantalio, niobio e berillo.
La società mineraria European Lithium, registrata in Australia e di proprietà di un imprenditore britannico, ha annunciato alla fine del 2021 di essere in procinto di “assicurarsi” il giacimento di Shevchenko.
Poi, nel gennaio 2024, la società ha dichiarato di aver ottenuto un permesso minerario speciale di 20 anni per il sito e che i lavori sarebbero iniziati dopo l’approvazione degli azionisti.
La perdita del giacimento di Shevchenko, ora caduto nelle mani russe, rappresenta un duro colpo per il fabbisogno di litio dell’Ue e, in generale, per il suo fabbisogno di minerali di terre rare.
Un rapporto della Commissione europea del 2020 stimava che entro il 2030 l’Unione avrebbe avuto bisogno di una quantità di litio fino a 18 volte maggiore per i suoi progetti di “transizione verde” e 60 volte maggiore entro il 2050.
Senza una fonte economica di litio, peraltro, i giganti dell’automotive dell’Ue rimarranno ulteriormente indietro rispetto a Cina e Stati Uniti nella corsa alla supremazia nei veicoli elettrici.