Gas, l’Algeria alza il prezzo delle forniture all’Europa. Un bel guaio per il Vecchio continente

Ecco perché lo sgambetto dell’Algeria riguarda anche l’Italia, nonostante gli accordi tra Draghi e il paese nordafricano. Il governo algerino approfitta della corsa dei prezzi, cercando di massimizzare i profitti. E lo fa proprio mentre l'Ue si affanna per riempire gli impianti di stoccaggio in vista dell'inverno

Gas, l’Algeria alza il prezzo delle forniture all’Europa. Un bel guaio

Non c’è pace intorno al mercato dell’energia. L’Italia, al pari di altri paesi, ha fatto un grande sforzo per liberarsi parzialmente dalla dipendenza dall’autocrate russo, prima ossequiato poi disconosciuto, affidandosi principalmente a un altro autocrate (il presidente algerino). Oggi, il paese nordafricano è il primo fornitore di gas per il nostro paese.

Sembrava andare (relativamente) tutto bene, fino a quando nei giorni scorsi la compagnia di idrocarburi statale algerina Sonatrach ha annunciato di voler aumentare i prezzi del gas e massimizzare i profitti. Complice la fuga dalle forniture di Mosca, “l’aumento delle esportazioni algerine di idrocarburi è stato del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha detto l’ad del gruppo Toufik Hekkar.

L’incremento del prezzo per ora non dovrebbe riguardare l’Italia, che ha appena chiuso un accordo con Algeri per l’aumento di forniture e siglato nuovi contratti tra Eni e la stessa Sonatrach. Che però sta già trattando la cosa con altri paesi Ue e proprio mentre l’Europa corre per raggiungere la soglia minima di riempimento degli stoccaggi, tra l’80 e il 90%, necessaria ad affrontare il prossimo inverno.

“Sonatrach ha deciso di attivare la clausola di revisione dei prezzi alla luce del forte aumento dei prezzi del gas sul mercato internazionale”, ha annunciato Hekkar, spiegando di aver avviato contatti con i partner europei per rivedere le clausole contrattuali delle forniture e di aver già raggiunto un accordo con tre Paesi mentre con gli altri le trattative sono in corso.

L’economia dell’Algeria, membro dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), dipende dagli idrocarburi per circa il 90%. Nonostante l’impegno del presidente Abdelmadjid Tebboune per un piano di ripresa economica basato sulla diversificazione, è impensabile che gli algerini voltino le spalle alle leggi del mercato. Con le esportazioni più che raddoppiate rispetto agli stessi mesi del 2021 per un valore di 21,5 miliardi di dollari nei primi cinque mesi dell’anno e un incremento nella produzione di idrocarburi del 2%, l’Algeria guarda ai suoi interessi e alza i prezzi delle forniture all’Europa.

Le indiscrezioni rilevate pochi giorni fa appena da Reuters sono già realtà, con il gruppo algerino che intende slegare l’indicizzazione dei contratti dalle quotazioni medie dei prodotti petroliferi (Brent), e di spostarla verso il TTF, l’indice virtuale di scambio situato nei Paesi Bassi, dove quest’anno i contratti di riferimento per il gas naturale sono saliti fino al 110% mentre il Brent ha visto un aumento del 55%.

In pratica, Algeri decide di approfittare delle conseguenze del conflitto ucraino e di massimizzare i guadagni vista la crescente domanda europea. Un bel guaio per il Vecchio continente, che al momento vede gli stock delle sue riserve al 60% e deve avvicinarsi quanto più possibile al 90% per affrontare con maggiore tranquillità quello che Roberto Cingolani ha definito “un inverno difficile”.

L’annuncio di Sonatrach pesa, anche sull’Italia, che dall’Algeria riceve attualmente 60 milioni di metri cubi di gas al giorno. Come detto, al momento le intenzioni di Sonatrach non avranno ripercussioni immediate sul nostro paese. Ma il Consiglio dell’Ue ha adottato un regolamento per garantire che le capacità di stoccaggio del gas nell’Unione possano essere condivise tra gli Stati membri in uno spirito di solidarietà. Quindi ci siamo dentro tutti.

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