Un’annata niente male per le rinnovabili in Europa, in particolare per l’energia del vento e del sole, che nel 2022 hanno dato un aiuto essenziale al sistema elettrico comunitario, arrivando a coprire da sole il 24% della generazione elettrica europea ed evitando l'importazione di 70 miliardi di metri cubi di gas, per una spesa di quasi 100 miliardi di euro (secondo l'European Electricity Review pubblicata dal think tank energetico Ember).
L’anno scorso sono cresciute anche le installazioni, con 15 gigawatt di nuovi impianti eolici e 41 gigawatt di nuova potenza fotovoltaica in Europa. Le installazioni eoliche, in base al rapporto annuale di Wind Europe, sono aumentate di un terzo rispetto al 2021, con in testa Germania, Svezia, Finlandia, Spagna e Francia. Un deciso passo in avanti, ma ancora insufficiente a centrare gli obiettivi del programma RePowerEu, soprattutto per la lentezza delle autorizzazioni: attualmente in Europa sono bloccati 80 gigawatt di progetti eolici.
Un salto più rilevante è stato compiuto dal solare, che ha messo a segno un’impressionante crescita annuale del 47% rispetto ai 28 gigawatt installati nel 2021 e più del doppio rispetto al 2020. In base al rapporto, la Germania è di nuovo in testa alle installazioni, con una crescita di quasi 8 gigawatt fotovoltaici nel 2022. Seguono Spagna (7,5), Polonia (4,9), Paesi Bassi (4) e Francia (2,7).
In Italia, invece, le rinnovabili procedono ancora con il freno tirato. Soprattutto l’eolico, che l’anno scorso non è riuscito a installare neanche mezzo gigawatt di nuova capacità. Nel 2022 (secondo i dati Anev) sono stati installati appena 456 megawatt di nuova potenza eolica, il che porta a 11,7 gigawatt la potenza complessiva. Il solare è andato meglio evidenziando un aumento di 2,6 gigawatt nel 2022, superando per la prima volta la soglia di 1 gigawatt annuale dal lontano 2014.
Eppure, se l’Italia entro il 2030 centrasse l'obiettivo di installare gli 85 gigawatt rinnovabili previsti dal piano RePowerEU, sarebbe in grado di raggiungere l’84% di energia pulita nel mix di produzione elettrica (dal 36% attuale), con una serie di ricadute ambientali, ma anche economiche. Questi investimenti darebbero un grande slancio all’economia italiana, che ormai da trent’anni è in stagnazione: lo Stivale è fanalino di coda in Europa per la crescita del Pil, che dal 1993 è cresciuto solo del 22%, rispetto a una media europea del 56%.