Alla fine la pressione francese ha dato i suoi frutti. Gli ambasciatori dell’Ue hanno approvato venerdì (16 giugno) una dichiarazione che mette le “altre fonti energetiche non fossili” alla pari con le rinnovabili negli sforzi per la decarbonizzazione. Tradotto, il nucleare è rinnovabile.
In precedenza, Germania (che ha detto addio all’atomo), Austria e Lussemburgo si erano opposte all’inserimento del nucleare tra l’elenco delle fonti energetiche “a basse emissioni di carbonio” nelle norme dell’Ue sulle energie rinnovabili, temendo che potesse distogliere gli investimenti da altre opzioni come l’energia eolica e solare.
Ma la minaccia della Francia di bloccare l’approvazione degli obiettivi dell’Ue contro i cambiamenti climatici ha costretto la Commissione europea a presentare un’ulteriore dichiarazione che riconosce il ruolo del nucleare, poi appoggiata anche da Berlino.
Il documento afferma che la Commissione “riconosce che altre fonti di energia senza combustibili fossili, oltre alle rinnovabili, contribuiscono a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 per gli Stati membri che decidono di fare affidamento su tali fonti di energia”.
Il punto è che l’energia nucleare è a basse emissioni di carbonio, ma non è rinnovabile (tanto è vero che la Commissione Europea ben se ne guarda dall’includere l’atomo tra le energie rinnovabili; con un escamotage burocratico ha aggirato l’ostacolo, accontentando in primis Parigi e rendendo il boccone un po’ meno amaro per gli altri, a cominciare da Berlino). La questione ruota attorno al fatto che per la Francia il passaggio dell'Europa all’energia verde richiederà l’idrogeno prodotto sia da fonti rinnovabili che dal nucleare.