Quello sull’energia è un equilibrio che la crisi ucraina ha completamente stravolto e, dopo la guerra, l’Europa sarà costretta a ripensare il proprio futuro energetico.
Ad oggi, l’Ue produce solo il 42% del proprio fabbisogno energetico, importando il restante 58% (fonte: Eurostat). Di questa percentuale, una buona parte, cioè il 24,4%, arriva dalla Russia che, dunque, risulta il primo fornitore energetico dell’Unione. La dipendenza è particolarmente alta per il gas naturale, con il 46% importato dalla Russia che soddisfa il 41% dell’energia lorda disponibile.
Eurostat ha anche pubblicato i dati sul mix energetico complessivo dell'Ue pari a 35% prodotti del petrolio, 24% gas naturale, 17% rinnovabili, 13% energia nucleare e 11% fonti fossili solide. L’agenzia statistica comunitaria sottolinea anche che a causa delle scelte industriali compiute negli anni passati, dei mancati investimenti o di veti a progetti vari, laddove i consumi di gas naturali sono rimasti sostanzialmente stabili, tra il 2011 e il 2020, la produzione interna Ue è crollata di ben il 60%, da 139 miliardi di metri cubici a 55,7 miliardi di metri cubici.
Dati che fanno capire quanto sia problematico oggi per il Vecchio continente non solo parlare di embargo ma anche solo adoperarsi per ridurre la dipendenza da Mosca.
In tale quadro fosco, la seconda economia dell’Ue, che da lungo tempo ha puntato sul nucleare, risentirà meno della dipendenza energetica dalla Russia rispetto, ad esempio, a Germania e Italia. Parigi riuscirà ad insinuare a Berlino il primato economico nell’Unione? Un dato è piuttosto certo: Emmanuel Macron, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Francia, va verso il secondo mandato e rispolvera l’ambizione di diventare il leader di un’Ue ora in forte difficoltà.