Si chiude un lungo periodo fatto di prosperità e dolore. L'industria del carbone "ha permesso alla Germania di diventare un paese moderno" ed è stata alla base del "miracolo" della prima economia europea negli anni '50. Con queste parole il presidente della Repubblica tedesca, Frank Walter Steinmeier, ha commentato la chiusura – dopo quasi due secoli di sfruttamento - dell’ultima miniera di carbone del paese nel cuore della Ruhr, a Bottrop, dove il carbone si trova a oltre un chilometro di profondità e non ha portato soltanto ricchezza. Ma anche un enorme impatto sulla salute dei lavoratori e della popolazione soffocata dall'aria inquinata.
La decisione di chiudere la miniera di Prosper-Haniel era stata presa nel 2007, quando in Germania c'erano 30 mila minatori. Alla fine del 2017 ne erano rimasti solo 5.700 in tutto il paese, e la maggior parte erano a Bottrop.
Il momento è talmente intriso di storia che è venuto a celebrarlo anche Jean-Claude Juncker da Bruxelles. D’altronde il carbone è stato il simbolo di una rinascita dopo il periodo più buio: senza l'oro nero e le persone che lo estrassero la storia tedesca sarebbe stata un'altra. E in un certo senso anche il recente passato. Nonostante una forza lavoro in drastico calo, l’industria del carbone è stata foraggiata negli utlimi dieci anni con oltre 49 mld di euro di sussidi pubblici.
Adesso il paese si trova a dover affrontare un’altra sfida: quella climatica. E il carbone era un ostico avversario da sconfiggere. Tuttavia la “cugina povera”, la lignite, continuerà a essere estratta dalla miniera a cielo aperto di Hambach Garzweiler vicino a Colonia.