Il rischio è l’effetto boomerang. Ora a rischiare sono le finanze di Gazprom – evidenzia Jacopo Iacoboni su La Stampa - che potrebbero dover pagare ingenti risarcimenti in almeno dieci contenziosi con aziende del gas (tra queste c’è anche Eni) in Europa per la mancata erogazione di energia prevista nei contratti siglati.
Uniper, l’azienda tedesca che ha fatto causa per 12,5 miliardi (mld) di dollari, acquistava 20 mld di metri cubi (mc) di gas all’anno dalla Russia, rendendola il più grande importatore tedesco.
Su cifre simili si posizionava Eni che nel 2022 aveva comprato 17 mld di mc da Mosca, di cui 11 dovevano arrivare in Italia e 6 erano destinati alla Turchia.
La polacca Europol Gaz ha aperto la propria procedura di arbitrato nei giorni scorsi: la società di Varsavia gestiva la sezione polacca del gasdotto Yamal-Europe, che pompava il gas dalla Siberia occidentale a una serie di clienti in Germania.
A ciò si aggiunga che, nel 2022, Mosca ha visto dimezzarsi le entrate, finanziarie e fiscali, derivanti dal gas: le esportazione erano 100 mld di mc, e sono scese a circa 50. La Cina attualmente copre per 22 mld. Ma non sembra intenzionata a fare sconti sui prezzi da pagare alla Federazione Russa.