L’Europa torna alla fonte fossile più sporca

Liberarci dal gas russo si sta rivelando possibile ad un prezzo elevatissimo: economico e ambientale. L’Aia e Berlino hanno annunciato che riattiveranno parte delle centrali a carbone dismesse. Anche Roma è pronta

Il Vecchio continente torna alla fonte fossile più sporca

Sembrava, finalmente, sulla via del tramonto. E, invece, l’Europa si trova nella condizione di dover puntare ancora sulla fonte fossile più sporca e inquinante: il carbone. Lo ha ammesso il ministro tedesco dell’Economia, il ‘verde’ Robert Habeck, annunciando la volontà di Berlino di puntare sulle centrali che producono elettricità con il carbone: “È una decisione amara, ma è essenziale per ridurre il consumo di gas”.

Così, mentre la Russia riduce gradualmente i flussi di gas verso l'Europa, dopo Germania e Austria, anche i Paesi Bassi (che dipendono da Mosca per circa il 15% delle forniture di oro blu, rispetto a una media del 40% nell’Ue) annunciano la revoca delle restrizioni alla produzione di elettricità da carbone.

Le centrali olandesi a carbone possono ora “funzionare a pieno regime invece del massimo del 35%”, in vigore da gennaio 2022 al fine di ridurre le emissioni di CO2, ha annunciato il ministro olandese dell’Ambiente e dell’Energia, Rob Jetten.

Il governo tedesco ha riferito domenica che utilizzerà le cosiddette centrali a carbone di “riserva”, attualmente ritenute ‘ultima risorsa’, per garantire la sicurezza energetica nazionale. Il che vuol dire che alcune centrali rimarranno operative più a lungo di quanto previsto nel piano di transizione energetica del Paese.

L’estensione di alcune centrali elettriche – precisa Berlino - sarà “una misura a breve termine”, per un periodo “limitato” fino a marzo 2024. “L’uscita dal carbone nel 2030 non vacilla affatto”, ha assicurato il portavoce del ministero tedesco dell’Economia e del Clima, Stephan Gabriel Haufe.

Nel frattempo, anche l’Austria (pure Vienna è fortemente dipendente dal gas russo) ha annunciato il prossimo riavvio di una centrale a carbone in disuso per poter sopperire a un’eventuale penuria. Sullo sfondo di una situazione di stallo tra i paesi occidentali e Mosca nel contesto della guerra in Ucraina, il colosso Gazprom ha già interrotto le consegne a vari paesi europei, tra cui Polonia, Bulgaria, Finlandia e Paesi Bassi.

Ci si aspetta ora che la Russia chiuda ancora di più i rubinetti nei prossimi mesi. Per la Germania la situazione è particolarmente seria, visto che continua a importare il 35% del suo gas dalla Federazione a fronte del 55% di prima della guerra.

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