In Europa ci si attrezza per abbassare le bollette elettriche: tra le idee c’è il disaccoppiamento del costo del gas da quello dell’elettricità. All’inizio del secolo fu deciso di legare l’andamento del prezzo dell’elettricità, compresa quella prodotta da fonti rinnovabili, a quello del gas. Legare il costo dell’energia prodotta da rinnovabili a quelli del gas aveva il vantaggio di incentivare gli impianti ‘verdi’, garantendo margini di guadagno maggiore e compensando gli investimenti iniziali per realizzare impianti eolici o solari.
L’idea era di agevolare la diffusione degli impianti ‘green’, anche se l’alto prezzo applicato ai clienti finali potrebbe aver impedito una maggiore diffusione delle rinnovabili. Forse, le cose sarebbero andate diversamente se i paesi e l’Ue avessero messo in atto un piano per compensare gli elevati costi iniziali sostenuti dai produttori di rinnovabili, lasciando disallineati gli andamenti dei prezzi del gas dalle energie ‘verdi’ (i costi medi di produzione di quest’ultime sono sensibilmente inferiori rispetto a quelle fossili).
Tornando ai fatti realmente accaduti, quando il prezzo del gas ha cominciato a impennarsi, trascinandosi dietro anche quello dell’elettricità, il giocattolo si è rotto. Se il prezzo del gas vola l’aumento si ripercuote infatti sul prezzo dell’elettricità prodotta, anche da rinnovabili. Il disaccoppiamento parte dall’idea di consentire a ogni fornitore un prezzo in base ai costi di produzione. Della serie ‘meglio tardi che mai’.