La svolta è arrivata nella mattinata di mercoledì, poco dopo l’apertura del mercato al ribasso. Quando si è capito che Joe Biden poteva ancora avere delle buone probabilità di farcela.
Lo S&P 500 è salito dell’1,7% e il Dow Jones dell’1,5%, in chiusura gli aumenti sono lievitati al 2,2% per S&P 500 e il Dow si è assestato all’1,3%. Il Nasdaq ha segnato +3,9%. A fronte di questi movimenti, i rendimenti sul bond decennale sono scesi dallo 0,881% allo 0,768%.
La sintesi è che il mondo degli affari preferisce Biden. Ma il Senato sarà difficilmente democratico. E sappiamo quanto forte sia il potere di veto del Senato.
Ci sono due Americhe. Quella di Biden e quella di Trump: il primo rappresenta Wall Street e coloro che guardano al futuro, il secondo gli statunitensi ancorati al passato. Non è un caso che molti operai del settore manifatturiero abbiano votato Trump.
The Donald potrà difendere i loro posti di lavoro a basso valore aggiunto dal pressing cinese e agevolare la produzione di carbone. Sono gruppi demografici significativi fatti in gran parte di uomini bianchi che si sentono discriminati da politiche di sinistra e dagli interessi dei grandi potentati industriali. Ma il settore manifatturiero oggi rappresenta solo il 7% dell’economia statunitense.
Dietro quel 50% del paese che oggi rappresenta Trump c’è infatti una coalizione eterogenea che punta allo status quo, al mantenimento di culture e tradizioni che inevitabilmente fanno da freno all’economia.