Nel corso degli ultimi 15 anni, il mercato petrolifero globale è cambiato. In primo luogo, il predominio di lunga data dell’Opec, di fatto guidato dall’Arabia Saudita, è svanito a causa della crescita esplosiva (anche negli Usa) dei produttori di scisto, un petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica.
Nel tentativo di ripristinare l’influenza dell’Opec sul mercato petrolifero, l’Arabia Saudita e la Russia hanno concordato nel 2016 di stabilire un accordo ampliato sulle quote di produzione. Nota come Opec+, questa coalizione è riuscita nel suo intento, ma il suo ruolo di guida dei prezzi è stato minato negli anni successivi dalle crescenti preoccupazioni sui cambiamenti climatici e dalla urgente necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
Poi, una nuova inversione di tendenza. L’invasione russa dell’Ucraina a riportato al centro della scena Riad. Le sanzioni occidentali hanno interrotto le forniture di petrolio dalla Russia, contribuendo a far salire i prezzi. Ciò, a sua volta, ha evidenziato il riconquistato ruolo da protagonista dell’Arabia Saudita nel mercato petrolifero, con un numero crescente di leader occidentali che hanno cominciato ad esortare il Regno ad adottare misure per ridurre i prezzi.
E fra questi c’è anche Joe Biden. Il presidente degli Stati Uniti ha nei giorni scorsi annunciato la volontà di recarsi nel Regno entro l’estate: il suo obiettivo è provare a ridurre la bolletta energetica degli americani in vista delle elezioni di medio termine previste a novembre. Il solo annuncio ha avuto l’effetto di moderare il prezzo dell’oro nero sui mercati.
Il ritorno del Regno al centro della scena ha anche una dimensione finanziaria. Con i prezzi del petrolio costantemente al di sopra di 100 dollari al barile quest’anno, il bilancio e le entrate della bilancia dei pagamenti dell’Arabia Saudita stanno aumentando. Il mese scorso, il produttore di petrolio Saudi Aramco ha registrato profitti record.
Tuttavia, la nuova geografia del mercato petrolifero resta fragile, aspetto di cui le autorità saudite sono consapevoli, soprattutto considerando la corsa sulle montagne russe che i prezzi del petrolio hanno registrato negli ultimi anni.
Nel prossimo futuro infatti si andrà progressivamente verso la moderazione dei consumi di petrolio, incoraggiando a un uso più efficiente dell’energia. Allo stesso tempo, i produttori di scisto, in particolare negli Stati Uniti, stanno cercando di aumentare la produzione.
Dopo decenni di relativa stabilità, in sintesi, il dominio del mercato petrolifero negli ultimi 15 anni, sia da parte dell’Opec che dei produttori di scisto, si è di fatto rivelato fugace. E ora, in vista della crescente ostilità nei confronti dei combustibili fossili, il prepotente ritorno dell’Arabia Saudita non le garantirà il fatto di riuscire ad alterare le dinamiche a lungo termine del mercato petrolifero globale.