Sette anni dopo Fukushima, il Giappone punta ancora sul nucleare

Il governo nipponico ha approvato un nuovo piano energetico che mira a coprire il 20-22% del fabbisogno elettrico del paese attraverso l'energia nucleare entro il 2030

Sono passati sette anni da Fukushima e Abe torna a puntare sul nucleare

Il giorno prima, lunedì 2 luglio, il Giappone è stato eliminato dai Mondiali di calcio dal Belgio, non contro una squadra qualunque e dopo aver assaporato il gusto dolce della vittoria inaspettata. Il martedì i media parlano di questo. Ma nel "the day after" è successo anche altro: a sette anni dal disastro di Fukushima, il Giappone ha fatto capire al mondo di non aver imparato la lezione. O meglio, di averla capita solo in parte.

Riprende il programma nucleare

Dopo aver annunciato nei giorni scorsi di voler organizzare le prime Olimpiadi (Tokyo 2020) “rinnovabili” al 99%, il governo di Shinzo Abe ha approvato un nuovo piano energetico che mira a coprire il 20-22% del fabbisogno elettrico del paese attraverso l’energia nucleare entro il 2030. La quota era pari al 30% prima di Fukushima, poi crollata lo scorso anno al 2%. Dei 54 reattori del paese, infatti, solo 9 attualmente producono elettricità.

Ma anche rinnovabili

Abe fa una cosa sbagliata, poi una giusta. Al contempo, il paese è impegnato a incrementare significativamente il peso delle energie rinnovabili, che dovranno raggiungere il 22-24% del mix elettrico a fronte del 15% di oggi. Per riuscirci sarà necessario costruire nuove centrali e, comunque, carbone, petrolio e gas continueranno a soddisfare il 56% della domanda di elettricità.

Meno nucleare, più emissioni

Ma sono proprio il carbone e il gas ad essere sotto accusa per un altro motivo. Dopo Fukushima e il conseguente spegnimento della flotta nucleare giapponese, il paese ha fatto schizzare le emissioni di gas serra, a causa dell’uso di carbone e gas per generare energia elettrica. Al punto da far diventare il Giappone il più grande importatore mondiale di gas naturale liquefatto, in particolare dal Qatar. Il risultato è che, mentre al tempo degli accordi di Kyoto del 1990 era in prima linea nella lotta contro il riscaldamento globale, oggi il paese nipponico appare come uno dei meno "ambientalisti" tra le economie avanzate.

Nucleare, energia “indispensabile”

Ecco perché nel nuovo piano è incluso l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dell'80% tra il 2013 e il 2050. E il governo ritiene il nucleare, che non emette CO2, "una risorsa indispensabile" a fianco delle energie rinnovabili. In questo modo Abe realizza quantomeno un proprio obiettivo: far rinascere l’industria nucleare, nonostante il tema resti controverso anche per i giapponesi e nonostante Fukushima.

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