La più grande miniera di litio al mondo si trova in Messico. Nella Sierra Occidentale, a due passi dal confine con gli Stati Uniti, sorge un tesoro che alcuni definiscono il “nuovo petrolio”. Il litio è un metallo che si sfarina una volta a contatto con l’ossigeno. È essenziale per le batterie. Ma si usa anche nella ceramica, nell’energia nucleare e in campo farmacologico.
Da quando è stato scoperto tre anni fa, il sito è stato dato in concessione a due multinazionali: la britannica Bacanora Lithium e la cinese Gangfeng. Hanno iniziato le esplorazioni e puntano alle prime estrazioni entro la fine del 2021.
Il presidente Andrés Manuel López Obrador sa che quelle 243 milioni di tonnellate sparse nel sottosuolo possono garantire entrate miliardarie visto che il prezzo sul mercato del litio viaggia al momento sui 12 mila dollari a tonnellata.
Quello che oggi vale il litio in Messico equivale a 4,5 volte il debito esterno sovrano che ammonta a 11 miliardi di pesos. Numeri che hanno indotto il governo messicano a un cambio di strategia: ritornare in possesso della miniera.
I nuovi obiettivi messicani devono tuttavia fare i conti con la realtà. Non è così semplice disdire i contratti di concessione con le multinazionali straniere dopo gli investimenti massicci per i carotaggi e le esplorazioni.