Tra le conseguenze dell’aumento dei prezzi vi è anche l’adeguamento, almeno parziale, delle retribuzioni dei lavoratori.
Questo aumento determina per alcuni contribuenti, e per parte dei loro redditi, il passaggio allo scaglione Irpef successivo, a cui corrispondono evidentemente aliquote più elevate e, quindi, un aumento di tassazione senza un effettivo miglioramento del reddito al netto dell’inflazione.
È il cosiddetto Fiscal Drag, fenomeno rilevante nei sistemi di tassazione progressiva come quello italiano, che determina di fatto un aumento della pressione fiscale.
Per i tassi di inflazione osservati finora, l’impatto del Fiscal Drag sul gettito è stato piuttosto modesto, di circa 360 milioni di euro per l’inflazione del 2022 e di circa 810 milioni per l’inflazione nel biennio 2022-2023.
Un incremento che continuerà in ogni caso a persistere negli anni a venire anche se l’inflazione tornasse allo zero per cento; aumenterebbe ulteriormente, invece, se l’inflazione dovesse restare elevata.