Il gap tributario e contributivo, ossia la quota che ancora sfugge rispetto a quanto il Fisco e l’Inps pensano di incassare, è ancora altissimo in Italia.
L’ultima relazione sull’economia non osservata e sull’evasione tributaria e contributiva realizzata dalla commissione istituita presso il ministero dell’Economia segnala che l’ultimo dato disponibile relativo al 2021 su quanto sfugge all’Erario è complessivamente pari a 82,4 miliardi di euro.
Il dato come detto resta enorme sebbene sia in miglioramento (in 5 anni si è ridotto di ben 26 miliardi), soprattutto grazie alla contrazione del 70% dell’evasione Iva (ottenuta in seguito all’introduzione della fatturazione elettronica).
Ma proprio perché sulla lotta all’evasione non si dovrebbe abbassare la guardia, la Corte dei conti ha proposto una serie di interventi che vanno dall’accompagnamento alla compliance attraverso un confronto preventivo basato sulle banche dati a un adeguato numero di controlli ex post, passando per una “calibrazione delle conseguenze dell’evasione, sia in termini di misura e tipologia delle sanzioni applicabili, sia in termini di effettività dell’azione di riscossione coattiva in caso di mancato pagamento”.
E i giudici contabili hanno messo nero su bianco anche un suggerimento specifico per Governo e Parlamento: allargare il perimetro della ritenuta d’acconto, demandandone l’effettuazione al soggetto incaricato della transazione finanziaria.