Ciò che ha convinto la Commissione Europea a dare l’ok alla manovra italiana è probabilmente la prospettiva triennale piuttosto che gli interventi per il 2019.
Tuttavia, già a inizio primavera, si dovrà parlare della legge di bilancio per il 2020 e la Commissione vigilerà sull’effettivo rispetto degli impegni presi per il 2019. A settembre, con la Nota di aggiornamento al Def 2020, tutti gli eventuali nodi verranno al pettine.
Se ci concentriamo sull’intero triennio di riferimento del bilancio pluriennale, la misura che ha convinto Bruxelles è la riscrittura della clausola di salvaguardia sull’Iva. Dal 2020, infatti, la Commissione voleva essere rassicurata che le misure di assistenza previste dalla legge di bilancio (reddito di cittadinanza e quota 100) fossero provviste di coperture certe. Il che non è strano: la Commissione deve tutelare il rispetto delle regole comunitarie chiedendo che sia limitato il ricorso al deficit.
La scelta del Governo, in totale continuità con il passato, è stata quella di rinforzare la clausola di salvaguardia sull’Iva. In sostanza - secondo l'analisi di Paolo Balduzzi - si è passati da una sterilizzazione totale per il 2019 e parziale dal 2020 in poi a un aumento delle entrate previste: di circa 9,4 miliardi di euro nel 2020 (incremento dell’aliquota ridotta dal 10 al 13% e di quella ordinaria dal 22 al 25,2%) e di 13,2 mld nel 2021 (ulteriore aumento di quella ordinaria al 26,5%). La clausole, quindi, sono state potenziate dal Governo giallo-verde, dopo aver assicurato che avrebbe invece sterilizzato tutti gli aumenti previsti.
In fin dei conti, la scelta di aumentare le aliquote Iva non è di per sé criticabile in modo aprioristico, visto che in tal modo è possibile scaricare sulle generazioni attuali il costo delle misure assistenziali, mentre con il finanziamento in deficit il costo si sarebbe riversato su quelle future. È poi del tutto plausibile che le aliquote siano innalzate quando, per esempio, l’obiettivo è finanziare programmi di sviluppo. In questo caso, tuttavia, l’aumento dell’Iva è dettato da mere esigenze di cassa.