
Un’offerta pubblica di acquisto non soltanto “ostile”, anche “fortemente distruttiva di valore”. Le parole con cui il cda di Mediobanca ha respinto la proposta del Monte dei Paschi certificano la chiusura all’operazione messa in cantiere da piazza Salimbeni.
Mediobanca ritiene che l’offerta “sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione” di Mps, “che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccola media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.
Mediobanca poi rimarca che l’offerta “è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20,% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024); in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps); in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”. In pratica, “la presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Generali, nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.
I tempi dell’operazione sono ancora lunghi; la dead line è fissata in primavera. Ma gli auspici per Mps non sembrano positivi.