E, dunque, imporre all'Italia un "rafforzamento" della già pesante manovra per il 2020, che dovrà tenere conto del fardello delle clausole di salvaguardia sull’Iva.
Tra il 7 maggio e il 5 maggio accadrà anche qualcos’altro, ovvero le elezioni europee. Ecco perché giugno sarebbe il mese perfetto - dal punto di vista della Commissione europea (in uscita) - per servire la vendetta (politica) su un piatto freddo. Infatti, dopo mesi passati a sentirsi dare dell’ubriacone (certo lui, jean Claude Juncker, ha fatto molto poco per evitarlo), una calma apparente sembra dominare la scena. Non è un caso se nelle ultime settimane le comunicazioni e i rilievi da parte dell'organo esecutivo dell'Ue siano diminuite radicalmente.
Ecco che ragioni macroeconomiche si fondono con quelle personali di una classe politica che si accinge ad uscire dai palazzi europei che contano. E la calma del momento starebbe allora solo preannunciando l'arrivo di una tempesta. Probabilmente l'ultima vissuta da protagonisti per Juncker e i suoi commissari.