L’art. 53 della Costituzione italiana parla chiaro in merito alla progressività del sistema tributario e alle capacità contributive: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Già ma questa parte della Costituzione è davvero applicata? Il sistema fiscale piuttosto appare come un Lego i cui pezzi sono messi a casaccio componendo una costruzione di interventi erratici dettati da una qualche esigenza immediata. Il disegno finale è poco comprensibile e soprattutto inefficiente.
La progressività oggi è un concetto che vale principalmente per i dipendenti e i pensionati. Il resto del sistema fiscale non è (all’atto pratico) progressivo. Se si possiede un immobile o 100 in affitto, la cedolare secca non muta. Se si detengono 100 mila euro in Btp o 100 milioni, l’aliquota è sempre il 12,5%.
In sostanza la progressività è concentrata sul reddito da lavoro, mentre ciò che genera la vera ricchezza (sostanzialmente le rendite) è soggetto a una tassazione ‘light’ e fissa.
Non sarebbe ora il momento giusto per attuare finalmente l’art. 53 della Costituzione?
E perché non ragionare sulla possibilità di spostare la tassazione su consumi e rendite cominciando così a liberare dalla morsa del fisco il reddito da lavoro?