Tra tutti i 12 ministeri che hanno un budget e una capacità di spesa, nel secondo trimestre di quest’anno solo quello degli Esteri (-17 giorni) ha pagato in anticipo i propri fornitori rispetto alle scadenze previste dalla legge . Gli altri 11, invece, hanno onorato le proprie spettanze in ritardo o non hanno ancora aggiornato i dati. A rilevarlo è la Cgia di Mestre.
Inadempienza, quest’ultima, altrettanto grave quanto lo “sforamento” dei tempi di pagamento – spiega la Cgia - perché anche in questo caso ci troviamo di fronte a una violazione della legge per la mancata pubblicazione dei dati, non consentendo a soggetti terzi di verificare l’efficienza della Pubblica Amministrazione.
E il quadro generale si sta aggravando: se nel primo trimestre di quest’anno solo tre ministeri erano riusciti a rispettare i tempi di pagamento, nel trimestre successivo solo uno ha liquidato i fornitori in anticipo.
Dove si sono verificate le situazioni più critiche? Secondo i conteggi della Cgia, il dicastero dei Beni Culturali tra aprile e giugno di quest’anno ha saldato i propri fornitori con un ritardo medio di 30 giorni, le Infrastrutture dopo 49 giorni, l’Ambiente dopo 53, le Politiche Agricole dopo 61 e l’Interno dopo 62.
Altri, invece, non hanno ancora aggiornato i dati sul proprio sito internet. È il caso dei ministeri dell’Istruzione/Università, della Salute e della Giustizia: gli ultimi due non hanno nemmeno pubblicato il dato riferito al primo trimestre.
Eppure, la Cgia ricorda che i ministeri sono obbligati per legge, come del resto tutti gli altri enti pubblici, a inserire trimestralmente nel loro sito l’ “Indicatore di Tempestività dei Pagamenti”.