Conti fuori controllo. I Comuni di Napoli, Roma e Torino verso il tracollo finanziario?

Elezioni amministrative del 3-4 Ottobre 2021. Analisi della situazione finanziaria nei Comuni di cinque grandi città (Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino) e le eredità che lasciano le amministrazioni uscenti. Da un lato emerge una diffusa difficoltà nell’adattamento ai nuovi principi contabili utilizzati nelle fasi della “programmazione, gestione, rendicontazione” dei bilanci comunali, dall’altro una strutturale incapacità di riscossione dei crediti sia tributari che patrimoniali. Il risultato? Profondi buchi nei conti

Conti fuori controllo. I Comuni di Napoli, Roma e Torino verso il tracollo?

A ottobre i Comuni di Napoli, Roma, Milano, Torino e Bologna saranno impegnati nelle consultazioni amministrative per l’elezione dei nuovi Sindaci e dei Consigli comunali, che guideranno le rispettive città. Ma quale eredità in termini finanziari lasciano le giunte uscenti? La situazione è a macchia di leopardo.

In riferimento ai cinque Comuni presi in considerazione in questa analisi, Napoli, Roma e Torino si trovano a dover gestire e far fronte a disavanzi di amministrazione che rappresentano sia un’ulteriore spesa a carico dei bilanci degli esercizi successivi, sia una conseguenza negativa per i cittadini, i quali vedranno (inevitabilmente) ridursi la quantità e qualità dei servizi offerti. Vediamo la situazione dei Comuni caso per caso.

BOLOGNA

Messo a segno un sensibile aumento dell’avanzo di amministrazione, balzato da +21,7 milioni di euro (anno 2016) a +70.2 mln (2020).

MILANO

Rilevato un ragguardevole incremento dell’avanzo di amministrazione, passato da +9,6 milioni di euro dell’anno 2016 a +222,7 mln del 2020.

NAPOLI

Lievitato il disavanzo di amministrazione (deficit finanziario) da -1,89 miliardi di euro registrati nell’anno 2016 a -2,64 mld del 2019 (per il risultato del 2020 il Consiglio comunale ha approvato il rendiconto di gestione e si è in attesa della pubblicazione dei dati).

ROMA

Ridotto il disavanzo di amministrazione da -726 milioni di euro rilevati nel 2016 a -507 mln del 2020.

TORINO

Parabola inversa, rispetto alla Capitale, per il capoluogo piemontese, passato da un avanzo di amministrazione di +314 milioni di euro dell’anno 2016 a un disavanzo di -888 mln del 2020.

In sintesi, seppur con dinamiche eterogenee, Napoli e Torino hanno subito un rilevante peggioramento della loro situazione. Roma ha ridotto il disavanzo finanziario che tuttavia resta ampiamente in territorio negativo. Bologna e in particolare Milano, nonostante le novità di contabilità pubblica, continuano invece a mantenere una gestione positiva caratterizzata da importanti avanzi.

Come è possibile spiegare queste dinamiche? Ad incidere in modo rilevante sul risultato finanziario è stata in primo luogo l’adozione dei nuovi principi contabili utilizzati nelle fasi della “programmazione, gestione, rendicontazione” dei bilanci comunali, introdotti dalla Riforma della contabilità armonizzata D.Lgs. 118/2011.

Infatti l’applicazione di tali principi, con particolare riferimento al Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE), ha determinato il sorgere di non pochi problemi per gli Enti locali, che nel corso degli esercizi finanziari successivi al 2015, ovvero quando le nuove norme sono effettivamente entrate in vigore, hanno visto peggiorare la loro condizione finanziaria. 

E, allora, cosa sarebbe accaduto in assenza delle norme varate nel 2011?

Il FCDE costituisce un fondo rischi diretto ad evitare l’utilizzo di entrate di dubbia e difficile esazione (sanzioni Codice della strada, canoni di locazione, TARI, recupero IMU e TASI, entrate servizi scolastici, ecc..). Per tali crediti è obbligatorio effettuare un accantonamento sia in fase di redazione del bilancio di previsione, sia nel rendiconto di gestione andando ad accantonare la quota del risultato di amministrazione.

Dall’analisi dei dati emerge in maniera evidente che la condizione finanziaria degli Enti locali è fortemente condizionata dall’accantonamento al FCDE nel risultato di amministrazione. Senza tale accantonamento, la situazione finanziaria dei 5 comuni sarebbe ben altra: soltanto Napoli e, per importi inferiori, Torino si troverebbero a dover fronteggiare un disavanzo, mentre Roma, oltre a Bologna e Milano, navigherebbe in acque più tranquille potendo contare su un avanzo di amministrazione pari a circa 4,3 miliardi di euro.

D’altro canto, però, l’introduzione del FCDE si è resa necessaria a causa dell’evidente incapacità da parte di numerosi Comuni in Italia di riscuotere i propri crediti sia tributari che patrimoniali. Questa difficoltà si riscontra dall’analisi dei bilanci presenti nella Banca dati amministrazioni pubbliche (BDAP) che fa emergere dati preoccupanti riguardanti i crediti giacenti da anni sui bilanci comunali. Considerando che le informazioni statistiche per Napoli non risultano disponibili, Roma (in termini assoluti) è il Comune che versa nella peggiore situazione. Ma occorre evidenziare che in tutti e cinque i Comuni analizzati è stato registrato un aumento (in termini assoluti) dagli accontonamento al FCDE.

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