Negli ultimi 5 anni i Comuni della Regione Lazio hanno subito un profondo declino finanziario. I dati che si rilevano dall’analisi condotta sui Rendiconti delle gestioni 2020 (fonte BDAP) evidenziano che oltre il 42% dei Comuni della Regione si trovano in disavanzo di amministrazione (deficit finanziario).
La situazione risulta ancora più drammatica se i numeri vengono analizzati per singole Province. In ordine crescente troviamo Rieti 23%, Viterbo 30%, Frosinone 41%, Roma 57%, e Latina 60%. La situazione è inoltre andata progressivamente peggiorando nel corso degli anni (e in questo caso il Covid-19 non sembra entrarci molto).
Dalla sommatoria complessiva degli avanzi/disavanzi di amministrazione di tutti i Comuni laziali emerge che quest’ultimi, alla data del 31.12.2020, presentano un saldo negativo (disavanzo di amministrazione) di -1,263 miliardi di euro.
I Dirigenti, Revisori dei Conti e Segretari Comunali attraverso i controlli interni introdotti dalla normativa vigente, esercitano la regolarità amministrativa/contabile degli atti. Questo strumento però si sta dimostrando poco efficace ad evitare il deficit finanziario.
Il punto centrale è: chi sono i responsabili di questa situazione? I Sindaci e/o gli organi gestionali dell’Ente? O c’è anche, forse soprattutto, un problema di infedeltà? Dall’analisi dei Rendiconti 2020 si può legittimamente sostenere che un ruolo rilevante in negativo viene svolto da una quota significativa di cittadini/contribuenti, i quali continuano a manifestare una sorta di allergia verso l’adempimento dei doveri tributari. I Bilanci degli anni 2016-2020 evidenziano una tendenza all’incremento dei crediti tributari e patrimoniali ancora da incassare, che passano da circa 8 a 9,2 miliardi di euro. In 5 anni incrementata la massa di residui attivi del 15,24% pari a 1,218 miliardi di euro.
E il fatto che taluni possano obiettare che si tratta di un comportamento comprensibile alla luce del presunto alto livello di imposizione fiscale e-o dello sconfortante rapporto tra tributi incassati e servizi resi alla popolazione, non è un un’argomentazione valida affinché la situazione migliori.
Il risultato? Le amministrazioni si trovano sempre più in difficoltà in un contesto che vede i livelli di indebitamento salire, disegnando una spirale negativa dalla quale risulta sempre più difficile venirne fuori, come dimostra l’evidenza empirica. Ogni cittadino della Regione Lazio (la cui popolazione complessiva ammonta a circa 5,9 mln di persone) ha un debito pro-capite pari a 1.566,00, da tasse, imposte e servizi, solo nei confronti dei Comuni Laziali.
Nonostante le norme sempre più stringenti introdotte dal legislatore in ordine agli accantonamenti imposti nei bilanci sui crediti di dubbia esigibilità e sul contenimento delle spese connesse, di questo passo la situazione non può certamente migliorare. Infatti la necessità di dover recuperare i disavanzi di amministrazione spinge gli Enti alla ricerca di nuove risorse di entrata da iscrivere in bilancio, al fine di garantire servizi qualitativamente e quantitativamente soddisfacenti. Ma come in un girone dell’Inferno dantesco, queste potrebbero tuttavia rivelarsi altamente inesigibili andando cosi a incrementare non solo i fondi di accantonamento e i disavanzi, ma anche gli stessi crediti da incassare.
La fotografia scattata su tutti i Comuni laziali (e riportata nelle tabelle 4 e 5), in merito alla capacità di riscossione dei crediti sia a competenza che a residuo (recupero evasione), è in tal senso eloquente e ci ricorda che, sebbene sia possibile addossare a numerose amministrazioni specifiche responsabilità, è altrettanto vero che i contribuenti sono chiamati a fare la loro parte. E finché ciò non avverrà, come in ogni circolo vizioso, anche l’Ente locale più efficace ed efficiente rischia di trovarsi a fronteggiare innumerevoli difficoltà (finanziarie, gestionali e politiche).
Di seguito è disponibile in allegato la tabella riassuntiva della situazione per tutti i Comuni del Lazio.
Comuni-Regione-Lazio.pdf