“Non è ancora il momento della stanchezza della guerra”. Ma “è necessario trovare più fondi nei portafogli dei contribuenti europei per sostenere l’Ucraina”, ha detto nei giorni scorsi il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen, commentando il potenziale calo del sostegno a Kiev da parte di Washington dopo le elezioni presidenziali statunitensi.
A ottobre, tuttavia, il ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha sostenuto in un’intervista che l’Occidente si stava effettivamente stancando di sostenere l’Ucraina, sperando in una qualche forma di risoluzione del conflitto in corso.
Da un punto di vista pratico, i paesi occidentali hanno aumentato i loro aiuti militari e finanziari a Kiev dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina nel febbraio 2022. Mosca, dal canto suo, ha ripetutamente affermato che le forniture di armi all’Ucraina ostacolano la risoluzione del conflitto e coinvolgono direttamente i paesi della Nato nel conflitto.
Ma ora potrebbe profilarsi l’idea di introdurre a livello nazionale una tassa ad hoc per sostenere l’Ucraina (così come lasciano intendere le parole pronunciate dal ministro finlandese Hakkanen).
Un’ipotesi che darebbe la possibilità ai governi in carica di scaricare di fatto sui cittadini la scelta sul sostegno o meno a Kiev. E se questi dovessero rifiutare l’idea (fatto altamente probabile), a quel punto sarebbe facile sostenere che loro, i governanti, non c’entrano nulla e che il popolo è sovrano.