La Francia è il paese Ocse con la più alta pressione fiscale. È quanto emerge dal rapporto dell'Organizzazione sui trend fiscali 1965-2017.
L’istituto guidato dal messicano Angel Gurrìa evidenzia una convergenza in atto: i paesi si dirigono verso livelli fiscali più elevati, con una maggiore dipendenza dall'imposta sul reddito delle società, dall’Iva e dai contributi previdenziali. Al contrario è rilevabile un leggero spostamento al ribasso delle imposte sul reddito delle persone fisiche.
I 35 Paesi aderenti all'Organizzazione con sede a Parigi registrano una tassazione media in aumento al 34,2% del Pil, contro il 34% del 2016, non lontana dal 33,8% del 2000. Dopo il paese transalpino si posizionano Danimarca (46%), Belgio (44,6%), Svezia (44%) e Finlandia (43,3%).
L’Italia è sesta con 42,4% del Pil dal 42,6% del 2016. La struttura fiscale è caratterizzata da un alto livello di tasse sul reddito, pari al 25,8% sul totale delle entrate nel 2016 rispetto al 23,8% della media Ocse. Anche il peso dei contributi sociali in Italia appare sproporzionato (30,1% contro il 26,2% della media Ocse), mentre è basso il peso delle tasse sul reddito delle società, che è al 5% a fronte della media del 9% rilevata negli altri Paesi.
C'è anche un triste primato per l'Italia: Messico escluso è il paese con la più alta percentuale di Iva potenzialmente evasa. Quella raccolta nel 2016 è stata pari al 38%. Al contrario, il Paese Ocse più virtuoso è la Nuova Zelanda (95% di Iva raccolta), seguita dal Lussemburgo (92%).