Per far fronte ai problemi suscitati dalla pandemia, gran parte degli Stati sta ricorrendo a un forte aumento dell’indebitamento pubblico. Le preoccupazioni stanno ora crescendo, non solo per la lievitazione della componente pubblica, ma anche per il debito accumulato delle imprese.
A fine 2019 la somma dei debiti pubblici e privati era pari al 255% del Pil globale. Con l’esplosione dell’indebitamento di questi mesi si può supporre che alla fine del 2020 il debito globale possa raggiungere un rapporto tra il 322% e 342% del Pil.
Per quanto riguarda in particolare l’indebitamento pubblico, per la fine del 2020 si prevede per l’Italia un rapporto intorno al 155% e per gli Stati Uniti sino al 130-140%. La stima è al 200% per la Grecia e al 130% per il Portogallo, mentre per la Francia e la Spagna ci si ferma intorno al 120%. Ma anche le imprese si troveranno probabilmente davanti ad un muro di debiti.
Come uscirne? Le due vie principali per ridurre il rapporto debito/ Pil di un Paese sono costituite dalla crescita dell’economia e/o da adeguati livelli di inflazione. Una via meno ortodossa è poi quella estrema di tipo argentino, ovvero del default e della successiva ristrutturazione del debito. Ci sembra che nessuna delle soluzioni descritte si possa però applicare al caso del nostro continente.
Ma resta un’altra via. Partiamo dal fatto che fino a fine maggio 2020 la Bce aveva acquistato, a partire dal 2015, circa 2.320 miliardi di euro di debiti pubblici dei Paesi europei. Entro la fine del 2020 l’Eurotower di Francoforte potrebbe aver acquisito 400-500 miliardi dei nostri titoli pubblici.
La proposta potrebbe dunque essere quella che l’istituto diretto da Christine Lagarde annulli completamente tale credito. In questo modo i Paesi debitori, in particolare quelli del Sud, potrebbero di nuovo indebitarsi, almeno entro certi limiti, per investire in nuove attività socialmente ed ecologicamente utili.
Bisogna considerare che se la Bce annullasse un suo credito, non danneggerebbe nessuno, perché il suo passivo non è rivendicabile da alcuna entità. Certo, una decisione di questo tipo sarebbe complicata da approvare, dal momento che lo statuto della Bce proibisce la mutualizzazione dei debiti.
Ecco allora una proposta ulteriore, sostenuta da due economisti: Paul De Grauwe e Andrè Griebine. Non si tratterebbe, secondo i due proponenti, di annullare formalmente i debiti, ma di trasformarli in una rendita perpetua che la Bce deterrebbe nei confronti degli Stati a tassi di interesse nulli.
Se la proposta venisse accettata, rappresenterebbe un’insperata boccata d’ossigeno in particolare per un Paese in affanno come il nostro.
* Abbiamo qui proposto una sintesi dell'articolo a firma di Vincenzo Comito pubblicato su sbilanciamoci.info