Tutto sembra indicare che gli obiettivi di riduzione del deficit pubblico per il 2017 saranno mantenuti. I dati fino a novembre evidenziano una significativa riduzione degli squilibri di bilancio sia dello Stato che delle comunità autonome, che compensano il mantenimento del buco aperto dalla sicurezza sociale.
Tuttavia, il debito pubblico resta alto. Secondo le previsioni fino al 2022 di Focus Economics si collocherebbe ancora oltre il 90 per cento del Pil. La proiezione include l'ipotesi ottimistica di una crescita ininterrotta dell'economia spagnola del 2,2 per cento annuo nel periodo 2018-2022.
Ma il vero pericolo è dietro la sorprendente intensità della ripresa economica europea, che finirà per accelerare la normalizzazione della politica adottata dalla Banca centrale europea. Una politica meno generosa della Bce porterebbe ad un aumento del costo della spesa per interessi sul debito. Se i tassi di interesse salissero di un punto percentuale, il deficit crescerebbe di 12.000 milioni di euro.
Ancora più grave è non scorgere all’orizzonte alcuna politica strutturale per ridurre il debito e stimolare la crescita oltre a quanto indotto dalle politiche di Francoforte e dal ciclo internazionale.
L’economia è come guidata dal pilota automatico. Intanto il dibattito sorprendentemente si concentra correttamente sulla riduzione del debito e della spesa pubblica senza tuttavia preoccuparsi di come gestire la conseguente riduzione delle entrate e dei trasferimenti verso le comunità (regioni).
Il dilemma va risolto rapidamente visto che il miglior momento per ridurre il debito pubblico è farlo durante le fasi di espansione del ciclo. Quindi, adesso.