Il rapporto debito pubblico/Pil italiano (142,2 per cento) resta più alto di quello spagnolo (111,9), francese (109,6) e tedesco (64). La situazione però cambia se si considera il debito del settore privato non finanziario (famiglie e imprese) per il quale l’Italia presenta valori sensibilmente più bassi di quelli degli altri Paesi.
Se si aggrega il debito pubblico a quello privato la situazione italiana, in rapporto al Pil, risulta essere migliore rispetto a quella di tutti gli altri Paesi (salvo la Germania): Francia 340,1 per cento, Grecia 292,2, Spagna 263,6, Italia 254,4 e Germania 193,2.
Ma la regolamentazione europea è focalizzata sul monitoraggio del debito pubblico (e non anche del debito privato che tuttavia contribuisce alla stabilità del sistema): il motivo va ricercato nella più agevole governance, dato che l’interlocutore è identificabile nei Governi degli Stati membri.
Le statistiche evidenziano, tra l’altro, che se il settore privato non intende (o non ne ha la possibilità a causa, ad esempio, di una restrizione del credito da parte del sistema bancario) incrementare il proprio indebitamento, difficilmente lo Stato riuscirà a ridurre in modo sensibile il rapporto debito pubblico/Pil.
Nel caso italiano, peraltro, il debito pubblico è cresciuto, almeno sino alla pandemia, in un contesto nel quale il debito privato si è ridotto meno che proporzionalmente; successivamente, sono aumentati sia l’indebitamento privato che il risparmio: un chiaro indicatore dell’incremento delle disuguaglianze sociali.
Queste dinamiche si sono riflesse in divergenze dei redditi reali: se tedeschi e francesi, a parità di potere d'acquisto, hanno oggi buste paga più alte del 2008, quelle degli italiani sono più basse di oltre il 10%.