L’economia britannica avrà nel 2018 una crescita superiore alle stime iniziali e un disavanzo con 5 miliardi di sterline in meno rispetto alle attese. Lo ha spiegato il cancelliere, Philip Hammond.
Nella sua prima Dichiarazione di primavera, il cancelliere ha rivelato che la crescita del Pil sarà dell’1,5%, rispetto all’1,4% previsto in precedenza. I tassi per il 2019-2020 sono confermati all’1,3%, ma per gli anni successivi (2021-22) sono rivisti al ribasso (-0,1%), attestandosi rispettivamente a 1,4% e 1,5%. Hammond ha anche detto che l’indebitamento netto del settore pubblico nel 2017-18 sarà di 45,2 miliardi di sterline, in discesa rispetto ai 49,9 mld ipotizzati a novembre.
Ma il quadro economico e fiscale complessivo è “sostanzialmente immutato” secondo l’Office for Budget Responsibility. Il che significa che le maggiori entrate fiscali e il miglioramento della produttività osservati recentemente sono stati un fuoco di paglia. Mentre sulla natura ciclica e non strutturale delle entrate fiscali l’Obr ritiene di aver azzeccato le previsioni, Hammond ha ammesso di aver avuto un abbaglio sulla produttività registrata in aumento nella seconda metà del 2017 dall’Ufficio nazionale di statistica: si è trattato di una riduzione delle ore lavorate a parità di output piuttosto che viceversa.
Su un’altra nota dolente, la Brexit, il cancelliere ha scelto un approccio low-profile, ammettendo come il processo di uscita dall’Ue abbia rallentato l’economia Britannica, anche se meno di quanto si temesse subito dopo il voto referendario.
Mettendo insieme i pezzi del puzzle si capisce che non sarà facile per Hammond rispettare il mandato di conseguire entro il 2021 un disavanzo di bilancio strutturale inferiore al 2% del Pil. Servirebbe più crescita.