L’80 per cento dei cittadini e delle imprese statunitensi pagheranno meno tasse l'anno prossimo. Il Presidente Trump e i repubblicani al Congresso possono brindare alla vittoria. Ma c’è un rovescio della medaglia: nel medio-lungo periodo questa scelta rischia di tradursi in tagli alla spesa, nuovi aumenti delle tasse o, peggio ancora, entrambi.
Anche prima della riforma fiscale, il paese era accreditato di un debito pubblico da 25 trilioni di dollari nel prossimo decennio. La stima è dell'ufficio del Congresso sul bilancio. Se confermato sarebbe il più alto nella storia americana moderna. La riforma fiscale aggiunge al conto tra 1 e 2 trilioni di dollari.
I repubblicani stanno studiando come gestire l’inevitabile aumento del debito. Probabilmente a pagare il conto sarà il sistema di sicurezza sociale nella speranza di riuscire a limitare la spesa.
Resta il fatto che per i prossimi otto anni la stragrande maggioranza degli americani godrà di una riduzione delle tasse. Solo il 5 per cento pagherà di più nel 2018 rispetto all'anno precedente, secondo l'analisi del Tax Policy Center.
Altra questione è se e quanto la riforma graverà sul già alto debito pubblico. C'è comunque accordo diffuso sul fatto che nel breve periodo l’economia crescerà più velocemente. La domanda è cosa succederà dopo il rimbalzo iniziale. I repubblicani sostengono che l'espansione continuerà per molti anni, poiché le imprese investiranno di più. Ma questo ottimismo è giudicato eccessivo da numerosi analisti.