Quell'enorme debito pubblico alla fine è diventato un problema per il Giappone. La terza economia al mondo ha deciso di ridurlo.
Il governo ha, così, presentato tre nuovi obiettivi per migliorare lo stato di salute dei conti pubblici. “Sono abbastanza ragionevoli sia dal punto di vista economico che logico", ha detto Toshimitsu Motegi, ministro dello Sviluppo.
1) Disavanzo del saldo primario / Pil dal 3,4% del 2017 all'1,5%.
2) Debito pubblico / Pil dal 189,4% al 180%.
3) Deficit pubblico / Pil dal 4,8% al 3%.
Non si tratta di una piccola rivoluzione visto che nel documento precedente, che risale al 2015, l'esecutivo aveva utilizzato, come indicatore per misurare lo stato di salute della finanza pubblica, soltanto la riduzione del deficit del saldo primario.
Nel nuovo piano formulato dal governo Abe non c’è traccia della spesa per la sicurezza sociale che assorbe un terzo di quella pubblica totale. E che è destinata a salire a causa dell’invecchiamento demografico.
Altri dubbi riguardano le stime sulla crescita dell’economia che sono alla base del piano governativo e che sono state giudicate ottimiste, troppo ottimiste, da alcuni analisti. E dietro l’angolo aleggia lo spettro dell’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti. La Banca centrale statunitense, in realtà, ha già programmato altri 2-3 interventi al rialzo sui tassi per quest’anno.
La voce di quoted
Il Giappone, dopo una fase di crescita, sembra ora aver rallentato. Poi c’è il gigantesco debito pubblico, seppur sia domestico ovvero in buona parte finanziato dai cittadini nipponici. Il paese, tuttavia, può contare su numerosi punti di forza. Tra questi, il tasso di disoccupazione, che ad aprile si è attestato al 2,5%, pari a 1,8 milioni di giapponesi. Si tratta di un livello inferiore a quello che gli economisti definiscono frizionale, per indicare che è ineliminabile.