Suo padre Umberto II è stato ribattezzato “il re di maggio”, perché regnò soltanto un mese, fino all’abdicazione dopo il referendum del giugno 1946 con cui l’Italia diventò una repubblica dando addio alla monarchia: la prima volta nella nostra storia in cui andarono alle urne anche le donne.
Lui, Vittorio Emanuele, morto il 3 febbraio a Ginevra a pochi giorni dall’87esimo compleanno, dopo la morte di Umberto nel 1983 si è sentito per molto tempo “il re mancato”. A lungo pretendente al trono d’Italia, iscritto alla P2 di Licio Gelli, processato e poi assolto per l’omicidio di Dirk Hamer.
Dirk, ragazzo tedesco di 19 anni, uno dei quattro figli del medico e teologo tedesco Geerd Hamer, morì il 7 dicembre 1978: era stato ferito nella notte tra il 17 e il 18 agosto dello stesso anno in una sparatoria al largo dell’isola di Cavallo, in Corsica. Vittorio Emanuele di Savoia fu accusato di aver sparato da un’imbarcazione vicina a quella del 19enne tedesco. Finito a processo venne poi assolto.
Il 21 giugno 2006, poi, mentre Vittorio Emanuele era in custodia nel carcere di Potenza per un’altra vicenda giudiziaria – il pm John Woodcock lo aveva arrestato per lo scandalo Vallettopoli, una storia di corruzione e sfruttamento della prostituzione – non sapendo di essere intercettato, disse di aver “fregato il tribunale francese” ammettendo di aver colpito lui stesso Dirk con il suo fucile.