Antonio Catricalà, trovato morto suicida nella sua abitazione a Roma, nel quartiere Parioli, era un uomo in qualche modo simile a Mario Draghi: entrambi riservati e austeri nell’atteggiamento. Uomini che non lasciano trasparire le emozioni.
Catricalà, 69 anni appena compiuti, catanzarese, aveva costruito una carriera prestigiosa. A ventidue anni si era laureato con lode in giurisprudenza a Roma ed era stato nominato, a seguito di pubblico concorso, assegnista universitario presso la prima cattedra di istituzioni di diritto privato, università La Sapienza, facoltà di Giurisprudenza, con Pietro Rescigno.
Per due anni aveva studiato economia, sociologia, storia e scienza dell’amministrazione presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma, allievo di Federico Caffè. E qui ritorna la similitudine con Draghi. A 24 anni inizia la carriera in magistratura che lo porterà a superare i concorsi pubblici per procuratore dello Stato, avvocato dello Stato (a 27 anni) e infine consigliere di Stato.
La svolta pubblica della sua carriera arriva nel 2005 quando viene nominato dal governo Berlusconi presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, incarico che ricoprirà fino al novembre 2011, quando diventa sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri del governo Monti, che lo vuole accanto nell’intraprendere una breve stagione di liberalizzazioni. Al governo resterà anche col premier Enrico Letta che gli conferirà, nel maggio 2013, il ruolo di viceministro al ministero dello Sviluppo Economico.
Nel mese di settembre 2014 viene candidato dal centrodestra alla carica di giudice della Corte costituzionale in sostituzione del giudice Luigi Mazzella di area centrodestra, anche qui sostenuto dal Cavaliere. Ma nella gara qualcosa va storto e sarà costretto a ritirare la propria candidatura. Pochi mesi dopo, dà le dimissioni da presidente di Sezione del Consiglio di Stato per riprendere la carriera di avvocato, fondando la sua Law Academy.
Nel 2017 accetta il ruolo di presidente della Società Adr Aeroporti di Roma e, pochi giorni fa, quella di presidente dell’Istituto Grandi Infrastrutture.
Lascia una moglie e due figlie.