Quanti sono i ‘no vax’ in Italia? Recentemente La Repubblica ha titolato ‘No vax due italiani su dieci’ (un pezzo firmato da Ilvo Diamanti). Quanto è fondata una tale affermazione? I dati raccolti nell’ambito della ricerca ResPOnsE Covid-19 del Laboratorio Sps Trend dell’Università degli Studi di Milano su un campione di italiani che riproduce complessivamente le quote di popolazione per genere e luogo di residenza raccontano un’altra storia.
A dicembre 2020, il 12% dichiarava di non essere per niente disponibile a essere vaccinato. La percentuale è scesa al 5% nel periodo marzo-giugno 2021. Negli stessi mesi, anche gli scettici (poco disponibili alla vaccinazione) si sono più che dimezzati, passando dal 18 all’8%. Crescono invece le persone favorevoli alla vaccinazione, definite come quelle già vaccinate e quelle molto o abbastanza disponibili a esserlo. La percentuale sale dal 61% di dicembre all’82% del periodo marzo-giugno.
È un primo segnale del fatto che il successo della campagna vaccinale crea le condizioni per la diffusione della fiducia verso i vaccini. Sia tra gli scettici che tra i completamente indisponibili alla vaccinazione, i contrari ai vaccini per principio sono solo una piccola quota che a dicembre viaggiava intorno al 6% della popolazione. Oggi siamo circa al 3%.
La discrepanza tra i risultati rilevati dall’Università degli Studi di Milano e quelli presentati da Repubblica deriva quindi da una diversa definizione della categoria ‘no vax’. L’articolo del quotidiano privilegia l’indicatore relativo all’opinione sull’obbligatorietà della vaccinazione. Tuttavia, questa misura presa da sola risulta problematica per classificare una persona come ‘no vax’. Ritenere che la vaccinazione non debba essere obbligatoria non coincide infatti con l’essere contrari ai vaccini per principio e rifiutarsi di essere vaccinati. La posizione sulla obbligatorietà del vaccino è più articolata e meno prevedibile di quello che si possa credere. Ecco perché considerare l’opinione sull’obbligatorietà della vaccinazione quale indicatore degli atteggiamenti generali verso i vaccini non è una buona idea.
Occorre poi considerare un altro aspetto. L’attenzione che le posizioni anti-vaccini ricevono nel dibattito pubblico risulta più che proporzionale rispetto alla loro diffusione nella popolazione. Per spiegare la sproporzione, c’è chi sostiene che i ‘no vax’ rappresentano una minoranza rumorosa. È verosimile. Ma si può anche avanzare il dubbio che parte della sovraesposizione della posizione ‘no vax’ discenda da certe scelte editoriali che prediligono il rumore all’analisi.