Lo scienziato Roberto Cingolani ne sapeva così tante che alla fine viene isolato e presto verrà ripudiato per l’unica cosa che non sapeva davvero: la politica. Riassume così Carlo Tecce su L’Espresso la situazione del ministro per la Transizione Ecologica che “rappresenta la regola laddove non abitano le eccezioni: i tecnici si corteggiano per vezzo, ma una volta a corte sono fastidiosi, perché zelanti, maldestri, spigolosi. Invece la politica è l’arte di conoscere qualcosa di tutto e non tutto di qualcosa, di omettere e non mettere troppe dosi di verità”.
Il ministro che non frequenta i social media perché inquinano, che è entrato nel governo per dimezzare le emissioni di anidride carbonica, che si ritrova a spendere 69 miliardi di euro con il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sembra aver azzerato in quest’anno e mezzo al dicastero il suo potere.
Il difetto è di origine, secondo Tecce: “Il fisico Cingolani si è sempre percepito come uno scienziato di Stato. Ha fondato il polo di nanotecnologia di Lecce. Ha diretto per oltre un decennio l’Istituto italiano di tecnologia di Genova. Ha frequentato i politici, li ha abbindolati con le sue scoperte, le sue asserzioni, i suoi concetti avveniristici. Introdurre il futuro negli ambienti dove si replica il passato è prorompente. I politici ne erano estasiati perché lo avvertivano esotico, erudito, distante: inoffensivo. E quindi da sfruttare.”
Lo scorso anno Grillo l’ha spinto al neonato ministero della Transizione Ecologica. Cingolani si è ritenuto estraneo alle logiche politiche, forse troppo, fatte soprattutto di mediazione e compromesso, e ha finito per sottovalutare i partiti, sicuro di poterli ammansire con un bocconcino a testa. Alla fine ha deluso i Cinque Stelle più ambientalisti con le concessioni per le trivellazioni in terra e in mare. Ha avuto da ridire con il ministro Dario Franceschini per le autorizzazioni paesaggistiche. Ha consegnato il Pnrr ai consulenti della multinazionale di McKinsey in ossequio alle indicazioni del ministero del Tesoro che li aveva reclutati. Ha proposto il nucleare, salvo poi fare marcia indietro.
A Cingolani sono ora rimasti due obiettivi: sganciarsi dal gas russo entro 30 mesi e attuare i progetti del Pnrr. E una lezione appresa in ritardo: “Un tecnico sarebbe inutile senza la visione della politica”.