Sinisa Mihajlovic si è spento oggi a Roma dopo una battaglia di due anni e mezzo con la leucemia. Il 53enne serbo, ex allenatore del Bologna, ha lottato come un leone fino all’ultimo contro la malattia come ha sempre fatto nella vita di tutti i giorni e nel calcio, in campo prima e in panchina poi.
Come faceva in campo, Mihajlovic ha giocato fino all’ultimo, senza mai darsi per sconfitto, fedele al suo temperamento da combattente cresciuto nella Vukovar di Tito. “Mi sono rotto di piangere, non ho più lacrime. Ora mi godo ogni momento”, dichiarò nel novembre del 2019, dopo aver annunciato quattro mesi prima di essere affetto da leucemia mieloide acuta.
L’ex centrocampista serbo – che era esploso nelle file del Vojvodina e poi nella Stella Rossa, aveva giovato in Italia prima alla Roma, poi alla Sampdoria, Lazio e Inter - per oltre due anni e mezzo ha dato forza e coraggio a quanti come lui sono scesi in campo per sfidare una malattia che dopo averla domata lo scorso marzo è tornata a colpire il suo fisico dopo vari cicli di chemioterapia e un trapianto di midollo osseo donatogli da un ragazzo degli Stati Uniti, Paese che però non amava dopo il bombardamento Nato della Serbia.