Era già noto che anche una persona giovane e sana muore dopo aver sopportato sei ore di calore a 35 gradi Celsius se abbinato a un’umidità del 100 per cento (oppure 46 gradi con il 50 per cento di umidità). A questo livello della cosiddetta “temperatura di bulbo umido”, il sudore, ovvero il principale strumento del corpo per abbassare la temperatura interna, non evapora più dalla pelle, portando a un colpo di calore, al collasso degli organi interni e alla morte.
Ma non è necessario che il caldo estremo raggiunga quel livello per uccidere le persone, e ognuno ha una soglia diversa a seconda dell’età, della salute e di altri fattori sociali ed economici. Per esempio, si stima che più di 61mila persone siano morte a causa del caldo registrato nell’estate del 2022 in Europa, dove è raro che l’umidità sia tale da creare pericolose temperature di bulbo umido.
Ma con l’aumento delle temperature globali gli scienziati avvertono che anche i pericolosi eventi di bulbo umido diventeranno più comuni. La loro frequenza è almeno raddoppiata negli ultimi quarant’anni. Una ricerca di Colin Raymond del Jet Propulsion Laboratory della Nasa prevede che le temperature del bulbo umido “supereranno regolarmente” i 35 gradi in diversi punti del mondo nei prossimi decenni se il mondo si riscalderà di 2,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Un altro problema è collegato al fatto che il limite di sopravvivenza umano teorizzato in questo modo era, come detto, di 35 gradi di temperatura di bulbo umido. Per verificare questo limite, i ricercatori della Pennsylvania State University, negli Stati Uniti, hanno misurato la temperatura interna di persone giovani e sane all’interno di una camera riscaldata, scoprendo che il loro “limite ambientale critico” – quando il corpo non può impedire che la temperatura interna continui a salire – si attestava a 30,6 gradi di bulbo umido, ben al di sotto dei 35 precedentemente ipotizzati.