Un nuovo indice alimentare analizza 60 aziende agricole globali e rileva che il 60% di quelle che producono carne e pesce - 36 multinazionali del valore di 152 miliardi di dollari - sono classificate come "ad alto rischio" su temi sanitari, ambientali e sociali.
L’Indice Coller Fairr Protein Producer si rivolge agli investitori e li mette in guardia sulle possibili criticità connesse con le produzioni dei marchi analizzati: dai dati raccolti si evince che la maggioranza di fornitori di carne, pesce e prodotti lattiero-caseari non riesce a gestire temi critici e sensibili come le emissioni di gas serra e il rischio di antibiotici, dalla sicurezza alimentare a quella dei lavoratori. Il 72% del settore (che vale 175 miliardi di dollari) non mette in atto politiche efficaci contro i rischi climatici.
Secondo l’Indice, il 77% delle aziende – per un giro d'affari totale di 239 miliardi di dollari – si classifica come “ad alto rischio” nella gestione degli antibiotici. Un problema che interessa i principali fornitori di McDonald’s e KFC, tra i quali la cinese Fujian Sunner e l'indiana Venky’s.
Per quanto riguarda le buone pratiche, l’Indice evidenzia le performance migliori riguardo al contenimento delle emissioni di gas serra e le proteine alternative: tra i produttori di acquacoltura europei, che guidano il settore verso la sostenibilità, l’azienda norvegese Marine Harvest rappresenta un esempio positivo.
Jeremy Coller, fondatore dell’iniziativa Fairr e amministratore delegato di Coller Capital, ha spiegato in una nota: “Poiché il cambiamento climatico, l’antibiotico-resistenza e la tecnologia alimentare rimodellano radicalmente il modo in cui produciamo e consumiamo carne, pesce e prodotti lattiero-caseari, l’Indice Coller Fairr aiuterà il capitale istituzionale a identificare sia le migliori società su cui investire sia i potenziali asset bloccati nel settore alimentare”.