Dieci anni fa i prezzi del cibo sono saliti, innescando un allarme globale. Ma i mercati agricoli mondiali sono cambiati molto nell'ultimo decennio.
Seppur la domanda di prodotti alimentari sia ora rallentata, i continui miglioramenti della produttività nel settore hanno determinato una crescita costante della produzione agricola nel mondo con il raggiungimento, nel 2017, di livelli record per carne, latticini, pesce e, in particolare, cereali le cui scorte hanno raggiunto i massimi storici. Di conseguenza, i prezzi delle principali materie prime agricole non dovrebbero crescere per i prossimi 10 anni, anzi potrebbero leggermente diminuire. A rivelarlo, il rapporto annuale Ocse-Fao “Previsioni Agrarie 2018-2027”.
Lo studio attribuisce il rallentamento della domanda, avvenuto in particolare nelle economie emergenti, ad un graduale declino tridimensionale osservato nei tassi di crescita della popolazione, nel consumo pro-capite di alimenti di base e nella richiesta di carne (e di conseguenza, di cereali e farina proteica utilizzata nei mangimi). E tale diminuzione, secondo il rapporto, persisterà nel prossimo decennio.
La crescita della produzione agricola ed ittica mondiale salirà del 20% entro il 2027. Di questo aumento, il 70% sarà prodotto attraverso una maggiore efficienza e produttività e solo il 30% da un'estensione della superficie coltivata o della dimensione degli allevamenti. Nonostante un consumo più lento, si prevede che il commercio agricolo ed ittico aumenterà di circa la metà rispetto al decennio precedente.
"Mentre le esportazioni complessive da paesi e regioni ricche di terra sono destinate a salire, in particolare nelle Americhe, molti paesi più poveri con popolazione in aumento e risorse territoriali limitate dipenderanno sempre più dalle importazioni di cibo", ha affermato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría. Ciò significa che il mercato tende a concentrarsi su pochi paesi esportatori. Il che, sommato alle crescenti tensioni nel commercio globale che nel rapporto non sono considerate, fa prefigurare uno scenario poco rassicurante. Per invertire rotta, “abbiamo bisogno di una rivoluzione della sostenibilità", sostiene il direttore generale della FAO, José Graziano da Silva. Ma, intanto, suolo, foreste, acqua, qualità dell'aria e biodiversità continuano a degradarsi.