L’Organizzazione mondiale della sanità è pronta a pronunciare la parola ‘impronunciabile’: pandemia. Che significa dire ai singoli Stati di fare un passo indietro ed eseguire i piani dell’Oms per impedire che il virus dilaghi.
Misure che possono andare dallo stop alle attività produttive ai limiti alla circolazione anche via terra e che potrebbero essere applicate anche al nostro Paese, che ha il maggior numero di casi dopo Cina e Corea del Sud.
Entro 7, massimo 10 giorni, dalla sede di Ginevra l’Oms proclamerà lo “stato pandemico”. Si attendono i dati consolidati anche dall’Africa e dall’America Latina.
Attualmente per l’Oms l’Italia è nella fase 5, quella di “allerta pandemica”: in questo caso la risposta è quella che gli epidemiologi definiscono di contenimento, ovvero quando si può ancora isolare una persona colpita e poi mettere in quarantena i suoi contatti.
Il problema è che “stiamo già passando alla fase successiva di mitigazione, ossia quella di riduzione del danno visto che non possiamo più bloccare la diffusione del virus”, spiega Walter Ricciardi. E che, quindi, diventa pandemia.