“In Lacan e in Freud esiste una differenza tra l’ansia e la paura. La prima è buona consigliera, mentre la seconda paralizza. E con il coronavirus abbiamo assistito a una paura mondiale. La prima paura mondiale, così come c’è stata una Prima guerra mondiale”. Sono le parole di Bernard-Henry Lévy.
La posizione del filosofo francese non è negazionista e non è certo associabile a quella ad esempio di Trump o Bolsonaro. Quello che non va giù a Lévy è l’idea che il confinamento fosse il momento irripetibile per fare ordine dentro se stessi e ritrovare questa relazione tra sé e sé, che sarebbe la più ricca tra le relazioni umane.
Secondo Lévy, stiamo assitendo a un cambiamento di civiltà. “A partire da Rousseau, la Repubblica è stata fondata su un contratto sociale. Oggi, sullo sfondo di un igienismo impazzito, siamo in procinto di passare al contratto vitale. Dammi le tue libertà, le scambierò con una garanzia di salute”.