Odore delicato, sapore un po’ più salato e consistenza meno grassa rispetto a quello di mucca. Il latte di cammella è un prodotto popolare nei paesi arabi e in Africa.
La produzione globale è di circa 7 milioni di tonnellate l’anno. Nulla se si confronta con quella di latte vaccino pari a 12 mln solo in Italia.
Ma il nuovo ‘oro bianco’ ha alcuni punti di forza. Nelle zone aride e con clima caldo oltre i 45 °C, le mucche soffrono: hanno bisogno di 8-10 volte più acqua dei cammelli per produrre 1 litro di latte.
E proprio in quelle aree, lo sviluppo del latte di cammella fornirebbe sostegno alle piccole economie di microproduttori. È il caso di paesi come Etiopia e Somalia.
Può, inoltre, contare su un alto valore nutritivo: oltre a essere ricco di vitamina C e calcio, l’ ‘oro bianco’ contiene ferro, acidi grassi non saturi (lanolina e minerali) e vitamine del gruppo B in abbondanza.
E anche i numeri cominciano a salire. Le dimensioni del mercato mondiale dei prodotti lattiero-caseari di cammello (yogurt, bevande aromatizzate, formaggi) sono state valutate a 10,2 miliardi di dollari nel 2019.
Dalla Tunisia all’Etiopia, dalla Somalia al Ciad, dal Sahara alla Mongolia, si prevede che il mercato globale dei cammelli crescerà di oltre il 10% per il prossimo decennio.
Un incremento inesorabile, cominciato da tempo. Negli ultimi 50 anni, i cammelli sono diventati il secondo bestiame erbivoro in più rapida crescita al mondo, dopo il bufalo, e sono saliti ogni anno in modo significativo: +4,5% negli ultimi dieci anni in Africa e nel Medio Oriente.