Se ne è parlato molto negli ultimi giorni, ma quello dell’accelerazione nello sviluppo e di un’eventuale frettolosa approvazione di un vaccino anti-Covid19 è un tema centrale, perché su di esso si gioca una partita molto importante per il futuro della salute dell’intero pianeta.
Come è noto Mosca ci tiene ad arrivare prima (ha già annunciato il suo vaccino ‘Sputnik’) ma Washington non è da meno, facendo capire che le prime dosi di quello made in Usa potrebbero essere pronte prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre. Ovviamente Pechino non sta a guardare.
Il problema tuttavia, fa notare il direttore della rivista Science Holden Thorp, è che “l’abisso fra scienza e politica continua a crescere”. La propaganda può alimentare rincorse che possono andare a discapito di quanto esige un procedimento scientifico che non lasci spazio a dubbi.
“Approvare un vaccino richiede dimostrazioni di sicurezza ed efficacia su migliaia di soggetti - scrive Elisabeth Mahase sul British Medical Journal -. Per completare questi studi occorrono mesi. Sarebbe preoccupante se un vaccino fosse distribuito senza test rigorosi. L’approvazione prematura potrebbe rivelarsi un disastro”. Anche per l’economia.
È sicuramente necessario un vaccino il più presto possibile, ma “non a qualsiasi costo”, conclude Mahase.