Quanta disuguaglianza in una sigaretta

Il fumo è ormai un’abitudine diffusa soprattutto nelle fasce di popolazione a basso reddito. L’analisi della distribuzione in termini di reddito del consumo di tabacco può aiutare a impostare forme di tassazione che favoriscano stili di vita più sani.

Quanta disuguaglianza in una sigaretta

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i fumatori nel mondo sono oggi circa 1,3 miliardi. In termini di distribuzione del reddito, circa l’80 per cento vive in paesi a basso e medio reddito.

“È un aspetto preoccupante poiché l’uso del tabacco determina una significativa dipendenza e dunque contribuisce ulteriormente alla povertà, dirottando di fatto la spesa delle famiglie dai bisogni di base al tabacco stesso – spiegano Giovanni Carnazza, Sabrina Molinaro e Giuliano Resce -. D’altro canto, il fumo produce anche costi economici indiretti, relativi alle spese di cura per i danni che ne derivano, che pesano sui sistemi sanitari nazionali, e alla perdita di capitale umano dovuta alla mortalità direttamente attribuibile al tabacco (complessivamente, circa 8 milioni di persone ogni anno).”

Quali suggerimenti in termini di politica sanitaria si possono ricavare dall’evidenza empirica? “Se si accetta l’ipotesi, non pienamente dimostrata, che le sigarette elettroniche possano rappresentare uno strumento per facilitare l’abbandono dell’abitudine di fumare, si potrebbe favorirne una diffusione più ampia nella popolazione a reddito più basso attraverso una minore tassazione di questa tipologia di consumo – aggiungono Carnazza, Molinaro e Resce -. Tuttavia, numerosi studi rilevano che a utilizzare le sigarette elettroniche sono spesso persone che non hanno mai fumato ed è comunque molto frequente il consumo congiunto. In aggiunta, i dati più recenti indicano una grande diffusione di questo tipo di prodotti tra i più giovani, il che potrebbe significare che rappresentano uno strumento di passaggio verso il consumo abituale di tabacco. Quest’ultimo aspetto sottolinea la necessità di una corretta struttura di tassazione rispetto ai prodotti più tradizionali. Sarebbe infatti opportuno associare alla leva fiscale azioni attive di educazione al consumo di tabacco, in modo da evitare che la sigaretta elettronica si trasformi in una forma di ingresso alla dipendenza, specialmente tra le giovani generazioni delle fasce meno abbienti. Una possibile idea potrebbe essere quella di destinare il margine differenziale derivante dalla maggiore imposizione fiscale vigente ora sulle sigarette tradizionali a campagne e azioni di promozione di uno stile di vita sano.”

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