Lamberto Dini, fiorentino, una vita tra Fondo monetario internazionale, i ‘Palazzi’ della politica e dell’economia (Chigi, Madama e Farnesina, passando per quello Koch sede della Banca d’Italia), compie 90 anni.
Il suo nome è passato alla storia per il governo tecnico (gennaio 1995-maggio 1996) dopo la fine del primo esecutivo guidato Berlusconi. Forza Italia si astenne: lo definì il governo ‘del ribaltone’. La Lega gli votò la fiducia con Pds, Ppi, Socialisti, Verdi e altri, mentre a destra la neonata An si collocò all’opposizione.
Dini si ricorda soprattutto per la prima grande riforma della previdenza, che segnò l’epocale passaggio dal sistema a ripartizione (di matrice solidaristica, basato sull’idea che i lavoratori finanziano i pensionati attuali) a quello contributivo (nel quale il montante dell’assegno pensionistico dipende dai contributi versati su base soggettiva).
Ma per lui è acqua passata. Ora, a 90 anni, si dice felice che al governo ci sia Draghi. E ricorda quanto ami gli Usa, che gli piace non a caso il soprannome Lambertow, ma anche quando Fidel Castro gli cucinava le aragoste. E poi una frecciatina: “D’Alema era più americano di me”.